Fabrizio Gifuni ci accompagna in un sorprendente viaggio nel multiforme corpo della lingua italiana: le officine di lavoro sempre aperte su Gadda e Pasolini, ma anche il mondo di Pavese o ‘la carne che si rifà verbo’ nella dirompente forza della lingua di Testori. Senza mai dimenticare Dante.
A questo spartito appassionato e vitale non poteva mancare la musica leggera e profondissima di Giorgio Caproni.
L’amore, i rapporti familiari, le città amate – Genova, Livorno, Roma – il mistero incomprensibile dell’esistenza, il congedo dalla vita.
I versi di Caproni si intrecciano a frammenti di un’autobiografia in prosa. Con un’intelligenza scintillante, un’ironia tagliente, giocando a non prendersi mai troppo sul serio, Caproni ci accompagna in un lungo viaggio poetico e musicale fino al momento del suo ‘cerimonioso’ congedo.
Un’incursione nella selva acuta dei suoi pensieri, nelle segrete gallerie dell’anima di uno dei più grandi poeti del ‘900.
CREDITS:
Di e con: Fabrizio Gifuni
Fotografia: Filippo Vinicio Milani